Chi siamo
L’Italia è uno dei Paesi europei più esposti a rischi di origine naturale e antropica, per la natura del suo territorio e per l’elevata concentrazione di insediamenti abitativi e produttivi. Di conseguenza, il nostro Paese si trova spesso ad affrontare eventi che si configurano come “emergenze”, di livello locale, regionale e nazionale.
Questi eventi hanno interessato -e interessano- anche la sfera di attività dei servizi veterinari pubblici. L’esperienza maturata in questo settore in Italia presenta delle peculiarità rispetto a quanto sviluppato altrove in Europa e nel mondo, sia per la frequenza e la severità dei fenomeni, sia per l’elevato livello della risposta attesa dal pubblico. Si è sviluppata così una vera e propria disciplina, che è stata battezzata (con una punta di autoironia) “disastrologia veterinaria”. Tuttavia, la documentazione disponibile su questa rilevante esperienza è spesso frammentata o poco accessibile, o limitata ad una reportistica dove viene elencata l’attività svolta.
Con questo sito, attraverso il contributo di esperti, si intende fornire una panoramica di quanto sino ad oggi è stato sviluppato, nel corso di eventi che hanno traumatizzato vasti territori, in tempi più o meno recenti. Si intende anche raccogliere le nuove esperienze nazionali, regionali, locali per fare un punto sulle evoluzioni future e gli aggiornamenti della disciplina. La breve storia della disastrologia veterinaria comincia con il sisma del 23 novembre 1980. Un periodo di tempo breve (meno di 40 anni al momento della scrittura di questo libro) ma non abbastanza breve da allontanare il rischio di perdere la memoria di quanto è successo, ma soprattutto di quanto è stato fatto.
È invece necessario analizzare le esperienze passate per imparare dagli errori commessi, e fare tesoro di quanto di positivo è stato realizzato. Allo stesso modo, però, occorre prendere coscienza delle mutate condizioni in cui si opera e delle nuove sfide che riserva un futuro niente affatto lontano.
Rispetto al 1980 è mutato profondamente l’atteggiamento dell’opinione pubblica per tutte le questioni che riguardano gli animali. Non a caso il nuovo codice della protezione civile (decreto legislativo 1 del 2 gennaio 2018) ha inserito in modo esplicito il soccorso e l’assistenza agli animali nel mandato del servizio nazionale della protezione civile, di cui i servizi veterinari sono parte integrante. Dobbiamo occuparci degli animali, anche in caso di catastrofe, non solo per ragioni di sanità pubblica, non solo perché ci danno da mangiare o perché costituiscono una fonte di reddito. Si tratta naturalmente di elementi che non possono essere trascurati, ma oggi gli animali da compagnia sono considerati una componente della famiglia e pertanto ci si aspetta che siano considerati all’interno dei programmi di soccorso e di assistenza, anche in caso di emergenze molto complesse. Questa enunciazione di principio deve trovare concreta attuazione in un contesto come quello dei “disastri” di varia natura, dove le priorità sono molte e le risorse non sempre sufficienti.
Contemporaneamente, è cresciuta negli ultimi decenni l’attenzione verso i temi dell’alimentazione; un’attenzione che ha assunto anche forme discutibili legate a mode o correnti alimentate dal web più che dalla letteratura scientifica. La diversificazione culturale delle nostre società influenza notevolmente anche il rapporto con il cibo. Basti pensare alla diffusione delle diete vegane o alla crescente presenza nel nostro Paese di culture religiose che prevedono precise regole alimentari. Anche in considerazione di questo, i temi connessi all’igiene degli alimenti e alla nutrizione in caso seguito a disastri non possono essere elusi o affrontati superficialmente.
Infine, ultima ma non meno importante, è l’acquisizione della coscienza dell’importanza del settore agroalimentare non solo nella nostra economia, ma anche nel patrimonio culturale e nell’identità di un territorio. Un patrimonio che si deve tutelare, anche in situazioni critiche, per assicurare un futuro possibile alle comunità colpite da un disastro.
Tutto questo richiede uno sforzo congiunto che deve coinvolgere, oltre ai servizi veterinari delle aziende sanitarie, i medici veterinari liberi professionisti, gli allevatori, gli operatori del settore alimentare, gli amministratori locali, le organizzazioni di volontariato per la tutela dell’ambiente e degli animali. Più in generale, tutte le componenti e strutture del servizio della protezione civile, a cui questo libro è rivolto. Perché quando si parla di disastri, sono poche le certezze, ma almeno una è universalmente riconosciuta: non si può lavorare da soli.
Di Marco Leonardi e Raffaele Bove